Il carattere giudiziario dei proemi dell’Encomio di Elena e dell’Apologia di Palamede di Gorgia

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Resum

L’analisi dei proemi dei due maggiori componimenti epidittici di Gorgia che per nostra fortuna ci sono giunti interamente, mostrano e confermano l’estrema sensibilità del sofista per i temi del mondo giudiziario e giuridico. L’attento utilizzo di un lessico specialistico, noto ai lettori e agli ascoltatori dei suoi discorsi, permettono a Gorgia di introdurci da subito in un immaginario e in un contesto che rimanda a situazioni giudiziarie specifiche. Se nell’Encomio di Elena il primo richiamo è quello a una giustizia naturale, cosmica e che si riferisce all’ordine delle cose così come devono essere (portandoci, attraverso un sottinteso legame con Themis, a un diritto arcaico connesso alla physis, e solo successivamente al diritto positivo, nomos), nell’Apologia di Palamede, dove si narra di un processo e non di una difesa di carattere generico, il richiamo è al processo in senso stretto e al sottinteso legame con Dike immettendo il lettore nel contesto del giudizio positivo e realizzato in un procedimento da tribunale. I proemi compiono così la loro funzione e aprono, dando significato, a testi sulla cui natura anche giudiziaria ci sembra ci siano pochi dubbi, con tutti i limiti propri di operette con eminente finalità retorica e persuasiva. Gorgia ci appare sempre più ‘esperto’ dell’ambito del diritto che dimostra di padroneggiare e che utilizza in maniera consapevole e precisa. In più, il rimando alla definizione di processo come insieme di accusa e difesa che si ritrova successivamente in Aristotele si dimostra di valore qualora si interpreti come un contributo specifico al lessico del diritto classico greco.
Idioma originalEspanyol
RevistaMagazzino di filosofia
Volum36
Estat de la publicacióPublicada - 2020

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